Il Parlamento israeliano decide la controversa reintroduzione della pena di morte!

Transparenz: Redaktionell erstellt und geprüft.
Veröffentlicht am

L’11 novembre 2025 Israele ha adottato un disegno di legge per ripristinare la pena di morte per i terroristi palestinesi, suscitando polemiche.

Israel hat am 11. November 2025 eine Gesetzesvorlage zur Wiedereinführung der Todesstrafe für palästinensische Terroristen angenommen, was kontroverse Debatten auslöste.
L’11 novembre 2025 Israele ha adottato un disegno di legge per ripristinare la pena di morte per i terroristi palestinesi, suscitando polemiche.

Il Parlamento israeliano decide la controversa reintroduzione della pena di morte!

L’11 novembre 2025, il parlamento israeliano ha approvato un controverso disegno di legge che reintrodurrebbe la pena di morte per i terroristi in Israele. Con 39 voti contro 16 è stato deciso che questa punizione si applicherà in particolare ai palestinesi che uccidono israeliani per motivi razzisti. I cittadini israeliani, invece, sono esentati da questa norma, che ha suscitato forti critiche. I critici sostengono che la legge è specificamente rivolta agli arabi e non ritiene responsabili i terroristi ebrei. Secondo Le Dauphiné, il disegno di legge era stato sospeso negli ultimi mesi a causa delle proteste contro il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, ma ora è stato ripreso dopo la fine dell'ultimo sequestro di ostaggi nella Striscia di Gaza.

Il promotore della legge, Limor Son Har Melech del partito Jewish Power, ha definito la misura necessaria per proteggere sia lo Stato di Israele che i suoi cittadini. Ritiene che non esistano terroristi ebrei e quindi le disposizioni della legge si applicano solo ai palestinesi. Nell'approvazione della legge ha giocato un ruolo significativo l'influenza del politico di estrema destra Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, che ha minacciato di togliere la maggioranza a Netanyahu se il disegno di legge non fosse stato affrontato, come riporta TRT Français.

Uno sguardo allo sfondo

La discussione sulla reintroduzione della pena di morte non è nuova. Israele ha abolito la pena di morte nel 1954, facendo eccezioni solo per i crimini contro l’umanità e il tradimento. L'ultima esecuzione ebbe luogo nel 1962, quando Adolf Eichmann fu ritenuto responsabile. L'attuale disegno di legge, presentato come uno "strumento deterrente" contro il terrorismo, prevede che i tribunali militari possano imporre la pena di morte a maggioranza semplice se un omicidio è motivato dall'odio contro Israele. Ciò significherebbe che la punizione non può essere applicata a crimini comuni o reati militari finché non vi è alcun background terroristico, come spiega Aurora Israel.

La misura ha sollevato tensioni all'interno della coalizione di Netanyahu; alcuni parlamentari ultraortodossi esprimono preoccupazione per le implicazioni morali e legali. Ci sono anche numerose voci che accusano il disegno di legge di “populismo punitivo” e mettono in guardia dai pericoli che potrebbe comportare per la reputazione internazionale di Israele. Organizzazioni per i diritti umani e avvocati avvertono inoltre che la reintroduzione della pena di morte potrebbe violare gli obblighi internazionali di Israele e provocare reazioni negative da parte degli alleati occidentali.

Le discussioni divisive

Il dibattito sulla pena di morte sta polarizzando la società israeliana, con sostenitori e oppositori che sostengono appassionate argomentazioni. Mentre alcuni ritengono che la misura sia necessaria per la sicurezza nazionale, altri avvertono che non vi è alcuna prova che la pena di morte riduca effettivamente gli attacchi terroristici. Questa complessa questione determinerà l'agenda di Israele nelle prossime settimane poiché la situazione della sicurezza rimane una priorità.

Questo disegno di legge chiarisce che il governo israeliano sta compiendo grandi sforzi per proteggere i suoi cittadini, ma è anche pronto a sollevare profonde questioni sociali e giuridiche. La discussione sulla pena di morte è quindi una sfida non solo giuridica ma anche morale che deve essere vinta.